GIANCARLO TONIUTTI + MICHAEL VORFELD, 15/5/2012

Giancarlo Toniutti

Bologna, Teatro San Leonardo.

L’avevamo puntata da tempo questa serata. Dopo aver sbirciato nell’impegnativo programma di Angelica 2012 (Philip Jeck, Carla Kihlstedt, Fred Frith e Marino Formenti tra gli altri), l’accoppiata ci aveva destato più di una curiosità, in particolare il compositore friulano.
La location è suggestiva, non c’è che dire (in origine era una chiesa), e il calendario viene diviso tra gli organizzatori dello storico festival bolognese e i ragazzi di Sant’Andrea degli Amplificatori. Non a caso l’ibrido stuzzica più di qualcuno, infatti l’evento registra una bella presenza umana.
Toniutti è musicista che viene da un passato glorioso, certamente di nicchia, ma è uno dei pochi che può vantare di aver pubblicato lavori anche per la seminale Broken Flag di mr. Ramleh, Gary Mundy.

Così, forte di riconosciuto appeal e di ottime doti stilistiche, ma anche di tante presenze negli happening noise di mezza Europa (è di poco tempo fa la sua partecipazione al mega-evento londinese “Never Say When: 30 Years Of Broken Flag”), Toniutti presenta la sua cosa. Essa (intitolata “ádzyja ryjts’a zykh’qj’áz”) consiste principalmente di un’idea di fondo all’apparenza semplice (l’uso di voci catturate in un viaggio nella piccola repubblica caucasica dell’Abkhazia), usate per farci ascoltare un lungo bordone opera di un mixer e lettori cd. Dunque i vari elementi sono pre-registrati e suonati in diretta, proprio a partire da macchinari di uso quasi quotidiano, ma il risultato è interessante perché la suite è complessa e lascia aperte molte chiavi di lettura. Il set, che ci conquisterà, è in pratica una rilettura di codici musicali diretta espressione degli elementi naturali della terra. Sibili, rimbombi e piccole screziature glitch iniziali compongono una lunga sequenza in surround che, specie nella parte centrale, diventa come un rumore sordo parecchio virulento.

 MICHAEL VORFELD

Breve pausa e ci attende la performance “Light Bulb Music” del musicista tedesco. Il titolo dell’opera rappresentata manifesta già abbastanza bene quello che ci attende. Una mezz’ora di click continui comandati da un piccolo mixer, con i microfoni che amplificano/coadiuvano colorate lampadine poste sull’affollato tavolo di lavoro. La scena che si presenta ai nostri occhi è singolare, tanto che tutto quel sistema di piccoli circuiti elettrici cattura l’attenzione dei presenti. Pensate ad un’istallazione musicata per le giostre illuminate di Carsten Höller, e vi avvicinerete più o meno a quanto visto/sentito, ma è soltanto una sensazione fugace, sia chiaro. A conti fatti il risultato finale non brilla forse per originalità, fermo restando la indubbia caratura e l’impegno di Vorfeld, capace di esprimere appieno la sua dimestichezza con quei curiosi marchingegni.

Resta comunque da constatare che le più disparate forme di avant music, per quelle che sono le nostre conoscenze al momento, più volte si rifugiano in linguaggi già ampiamente collaudati. Nessun sussulto per dirla tutta, ma tanta voglia di esprimere comunque un personale punto di vista, e questo ci basta.

Grazie a Eleonore Grassi per le foto.