GHOST TIME, Ghost Time

Ghost Time

Esce per l’etichetta svizzera Hinterzimmer (in catalogo lavori di Ghédalia Tazartès, Rhys Chatham, Strotter Inst., Pendulum Nisum…) questo cd che testimonia l’estemporanea collaborazione fra il percussionista e sound artist americano Z’EV (figura di culto e pioniere dell’industrial, nonché anticipatore di certe pratiche strumentali legate all’uso di particolari percussioni e strumenti autocostruiti portata poi all’attenzione del “grande” pubblico da progetti quali Einstürzende Neubauten e Test Dept.), Ken Hyder (cantante, batterista e percussionista scozzese attivo da più di quarant’anni all’interno di una miriade di formazioni e progetti in ambito folk, jazz, impro e collaboratore di figure di spicco del rock in opposition inglese quali Tim Hodgkinson, Keith Tippett e Lindsay Cooper) e il trombettista inglese Andy Knight.

Le tracce che compongono Ghost Time, per poco meno di cinquanta minuti, sembrano avanzare compatte come un monolito pulsante e minaccioso. Siamo dalle parti di una ambient music dronante e fangosa che fa pensare agli aeroporti di Eno dopo l’impatto con un grosso ordigno bellico. Presenze spettrali, quindi, che si rincorrono sovrapponendosi in riverberi infiniti su sfondi grigio/nero che offuscano ogni ipotesi d’orizzonte. L’unica traccia di umanità trapela dalle note di pocket trumpet, in verità piuttosto sparse e centellinate, di Knight, che in certi momenti riescono a dirigere i fondali sonori creati dai due gran cerimonieri verso un’idea di jazz cristallizzato e autistico, nel quale sembra di vedere la figura sbiadita di un Miles Davis seduto per terra fra un mucchio di rifiuti.

Le quattro tracce, da considerare – lo accennavo prima – come flusso unico in successione, si susseguono quindi come un lentissimo long take all’interno di una scenografia composta da costruzioni abbandonate e ambienti desola(n)ti di vario tipo, da cui si odono urla in lontananza e stridenti suoni metallici prodotti da reperti industriali dimessi da secoli. Un senso di circospezione rimane palpabile al termine dell’ascolto.

Al di là della inconfutabile perizia esecutiva dei tre, Ghost Time non va però molto oltre il già sentito. È da tanto tempo che volevo scriverlo: solo per amanti del genere.

Tracklist

01. Pastly
02. Another
03. Faint
04. Glimpse