Fuoco Cammina Con Me, 6/9/2014

Doomraiser

Ancona, Glue-Lab.

Weekend di riapertura per il Glue-Lab di Ancona, con in più il coincidere dei compleanni di un paio di amici e agitatori musicali, da qualche anno occasione per festeggiamenti in forma di veri e propri festival dell’estremismo sonoro. Questa volta il bill prevede ben sette gruppi nella sala concerti del circolo, per un ricco menù a base di death, sludge, black, thrash e doom a soddisfare i palati di una nutrita folla di appassionati. A partire dal thrash dei giovani Eliminate, autori di un set che unisce Bay Area e approccio scanzonato, anthem in grado di colpire i presenti e riffing tagliente. Nonostante qualche sbavatura e la necessità di trovare una loro cifra personale e dunque immediatamente riconoscibile, i quattro catturano l’attenzione e aprono le ostilità senza soffrire troppo dell’orario pomeridiano, scaldano i presenti e danno il la alla serata con una raffica di pura adrenalina old-school. La gente, una volta tanto, non si è fatta pregare e già alle sei il Glue-Lab ospita un buon numero di avventori decisi a non perdersi le esibizioni previste.

Secondi in scaletta, i Methyl(h)ate da Perugia trasformano la festa in un delirio di sludge e disagio, con un cantante quanto mai propenso a provocare e coinvolgere i presenti, che non si fanno davvero pregare e ricambiano con partecipazione l’energia riversata dagli amplificatori. Da qui in poi si avverte in modo chiaro come questa serata riserverà calore e voglia di coinvolgimento, divertimento e anche una sana dose di follia da e verso il palco. Il suono della band è potente e non fatica ad imporsi, spazza via convenzioni e buone maniere e trasferisce per tutta la sua durata il circolo in una palude della Louisiana, con il conseguente innalzamento della temperatura, che comincia a farsi decisamente infernale.

Del resto, in tema con la location a “sud del paradiso”, i due Goat Vomit Noise si presentano sul palco con tanto di face-painting e rovesciano su tutti una cascata di black metal tanto ruvido quanto votato al nichilismo, figlio della primigenia urgenza del genere e distante dalle derive contaminate e in qualche modo “addomesticate”. Piuttosto, si avverte forte una sfumatura funereal-doom che ben si sposa con l’acidità del tutto. Qui non c’è alcuna voglia di dimostrarsi amichevoli o di rendere le cose più appetibili: chitarra e batteria, vocals urticanti e via pedalare, ma anche una buona padronanza della materia e una voglia evidente di mantenere viva la fiamma.

A proposito di fiamma, tocca ai Krydome, sorta di supergruppo composto da musicisti già visti in azione con varie formazioni della riviera adriatica e dedito al death metal più marcio e diretto, con una spiccata predilezione per l’impatto dei brani a scapito di eccessivi virtuosismi o appesantimenti di sorta. Che si tratti di musicisti con un solido background e non di novellini si vede anche quando si trovano a fronteggiare qualche problema tecnico, per il resto è ancora una volta una festa a base di distorsione, riff chirurgici e drumming devastante, il tutto per un’ulteriore declinazione del verbo metal, vero e proprio mattatore incontrastato del Fuoco Cammina Con Me. Inutile aggiungere come anche in questo caso la partecipazione del pubblico aiuti non poco a rendere l’atmosfera conviviale e ad innalzare il tasso di elettricità nella sala concerti. Ce ne sarebbe già di che essere contenti e appagati, ma si preparano a salire sul palco altri tre gruppi di assoluta caratura, altrettanto attesi da un pubblico che per una volta supera le aspettative e si può realmente definire delle grandi occasioni.

Bland Vargar

I Bland Vargar arrivano da Bologna e sono entrati da parecchio nel nostro radar: la loro è una proposta in cui convivono furia black metal e afflato epico, violenza sonora e improvvise aperture in cui una vena melodica ricca di pathos riesce ad emergere dai flutti e prende allo stomaco; le loro sono composizioni di lunga durata e spesso ricche di spunti differenti, ma non perdono mai di incisività proprio grazie alla base cruda e feroce che funge da amalgama per l’impasto. In quest’occasione presentano il nuovo disco e confermano live quanto di buono detto in studio, anche grazie a una resa sonora che permette di godere sia delle parti più aggressive, sia delle aperture atmosferiche in cui la chitarra disegna linee capaci di protendersi sopra il manto black. Promossi a pieni voti e perfetta apertura per il set dei Naga, autori di uno degli album più interessanti dell’ultimo periodo a cavallo tra doom, postcore e derive sperimentali, il tutto reso ancor più denso e corposo dalla notevole potenza sprigionata dal vivo. I tre conquistano senza sforzi il pubblico, non solo per la bravura innegabile o per la passione dimostrata nel gettarsi nel vortice delle composizioni, ma anche per la simpatia e la naturalezza con cui affrontano il live: difficile incontrare un simile connubio di questi tempi. Anche qui al Glue i brani dell’album mantengono inalterata la loro ricchezza e la capacità di restituire in pieno le diverse componenti che confluiscono nel Naga-doom, un monolite che non impedisce ai presenti di scatenarsi, alla faccia della lentezza dei tempi rallentati cari alla band.

Naga

Quando i napoletani lasciano il palco il pubblico ne vorrebbe ancora, ma il tempo stringe e tocca ai romani Doomraiser chiudere quest’incredibile serata. Da veri mattatori prendono in pugno il Glue-Lab e annichiliscono tutti con una cascata di suoni ormai collaudati ma non per questo meno incisivi. Il loro è un sound che prende a piene mani dalla migliore tradizione doom e lo riporta in vita grazie a sincerità e passione. Difficile davvero descrivere come la formazione sappia trasformare ogni live in una vera e propria festa in onore della distorsione. In molti sono qui per loro stasera e la risposta dimostra come la band abbia saputo imporre il proprio nome e la propria musica anche al di fuori della nicchia dei fedeli del genere. Il loro set rappresenta l’apice di una festa che per una volta ha visto i festeggiati fare il regalo agli invitati oltre che a se stessi. Mancavano davvero solo i fuochi artificiali per suggellare una delle migliori serate capitate di recente da queste parti e il fatto che sia solo la prima della nuova stagione non fa che ben sperare per i prossimi mesi.

Il giorno dopo toccherà al progetto estemporaneo Ommemmerda, ovvero Fabio Magistrali in combutta con volti noti di Gerda e Ludmilla Spleen: vengono presentati come punk amatoriale social generazional postdivertentistico, ma questo non rende l’idea della strana creatura che ci si trova di fronte, visto che il concerto riesce a miscelare insieme una performance vocale che va oltre l’uso della voce e coinvolge tutto il corpo di Magistrali, oltre a quello dei presenti presi in prestito come interlocutori o destinatari di una gestualità incisiva e istrionica, con una cornice musicale assolutamente dinamica e poliedrica, tanto caotica nel suo frullare insieme linguaggi e stili, quanto precisa per tecnica e padronanza della materia. Il tutto serve da trampolino per (stra)parlare e togliersi qualche sassolino dalle scarpe, senza per questo rinunciare mai a una certa lucida follia nell’utilizzo delle parole e dei termini (mai a caso). Insomma, musica per coinvolgere, divertire e far pensare offerta da quattro musicisti che purtroppo tra un mese finiranno di portare avanti questa esperienza. Piaccia o meno il suo approccio sopra le righe e a tratti incline allo sfottò, una proposta come questa merita davvero di essere vissuta in prima persona prima che giunga al termine. Stanchi e provati da due giorni di musica, torniamo a casa a leccarci le ferite. Che cosa poter volere di più da un singolo weekend?