FUNERAL MARMOORI, The Deer Woman

È la storica Minotauro Records a occuparsi del nuovo lavoro dei Funeral Marmoori, nati per volontà di due membri dei Gum e già autori nel 2014 del debutto Volume I (su Blood Rock Records). La band, dopo vari avvicendamenti, si è assestata con l’arrivo di Nadin alle tastiere e Annalisa al basso, line up che di recente abbiamo apprezzato anche dal vivo, merito di un mix personale di influenze doom (Black Sabbath, Saint Vitus, Paul Chain, Cathedral) e atmosfere horror-rock di chiara matrice Seventies, condensate poi in brani dal piglio robusto e con un forte retrogusto lisergico.

Nonostante l’attuale proliferare di nomi più o meno nuovi dediti alla rilettura di atmosfere simili, la formazione fiorentina dimostra di sapersi destreggiare in modo sicuro e soprattutto riesce a convincere con un songwriting incisivo, proprio grazie all’utilizzo bilanciato dei differenti approcci alla materia prescelta. The Deer Woman procede così in un continuo rimando tra riff rocciosi di scuola metal e le spirali sonore disegnate dall’organo, a cavallo tra pulsioni prog e temi da film horror. La solida sezione ritmica e la voce, enfatica senza mai essere istrionica, completano il quadro di un lavoro che non potrà non raccogliere consensi tra gli amanti del suono vintage così come tra gli appassionati di doom. Infine, la cura nella scelta dei suoni e la dimestichezza con cui i quattro costruiscono i loro brani, cui non mancano di aggiungere dettagli e cambi di tensione decisivi nel catturare l’attenzione, rendono i sei originali qui presenti un ottimo esempio di come ci si possa muovere in modo efficace anche di fronte ad un linguaggio nient’affatto innovativo o attuale.

Il tributo finale ai Death SS chiude il cerchio e ricollega direttamente i Funeral Marmoori a una tradizione che da sempre vede l’Italia in prima fila quando si tratta di coniugare rock e atmosfere sinistre. Basta davvero poco per poter  compiere il salto definitivo. Da tenere d’occhio con attenzione.