FUCK BUTTONS, Slow Focus

Fuck Buttons

Dopo aver ascoltato in Tarot Sport (2009) e averli visti parte della schiera di eroi delle olimpiadi londinesi, il futuro dei Fuck Buttons lo si immaginava in pista, magari accanto ai “nuovi” Daft Punk, a dispensare lustrini e vibrazioni danzerecce. In Slow Focus non manca neanche una sorta di approccio “prog” (comune ai Daft e ad altri eroi dell’elettronica odierna, diciamo così), ma il dancefloor è lontano e l’impatto quasi tramortisce. Tra le pieghe sghembe di synth carnivori e le armonizzazioni kraute si agitano irruenza e spigolosità, come il cammino sgraziato di un elefante meccanico che caracolla sbuffando fumi densi di oscurità mentre cerca di raggiungere il sole. Un minutaggio inferiore e una maggiore attenzione alle rifiniture avrebbero di sicuro giovato, ma è evidente che l’intento del duo di Bristol è un altro. C’entra con l’evitare la cristallizzazione, l’emulazione di se stessi e, al contempo, sistemarsi nell’alveo delle sonorità che si riverberano nell’etere da un po’ di anni a questa parte. Slow Focus è felicemente cattivo con sprazzi di buonismo. In ogni caso, affascinante.

Tracklist

01.Brainfreeze
02.Year Of The Dog
03.The Red Wing
04.Sentients
05.Prince’s Prize
06.Stalker
07.Hidden XS