FRANCESCO TOMBINO, Club Tropicane

FRANCESCO TOMBINO, Club Tropicane

E negli anni 90 ascoltavo la techno ed adesso ho il cervello guasto. Io mi fermo a fissare i muri non riesco più a pensare dove mi trovo chi sono. Ormai è andato tutto in frantumi il mio cervello ormai mi sento così lontano che non riesco più a guardarmi dentro. Il mio cervello se ne è andato l’ho lasciato con la discoteca negli anni 90. Quel Sabato sera mi sono perso.

Negli Anni 90

“Club Tropicane è il suo non debutto”, prendo a prestito dalla press sheet di quest’album disponibile solo su ordinazione. Si sa molto poco del musicista, che oltre a scrivere e cantare si cimenta col sassofono. Il suo vero nome è comunque Francesco Fiori, è nato a Reggio Emilia, ma da tempo vive in Toscana. Non è quindi un caso che Devid Ciampalini dei Metzengerstein e Paolo Iacopi aka Jeff Magnetum (pure loro di quelle parti) l’abbiano in un certo qual modo scoperto, e soprattutto aiutato a registrare il tutto. Club Tropicane è una raccolta di appunti disordinati che vi darà la sensazione di stare a sentire un cantastorie perso in un labirinto depressivo e catatonico che non lascia scampo, sentite l’esangue “Ti Prego Suonami Del Funky”, come il primo Bugo ma incattivito da lunghe giornate di clausura. Fanno capolino nuvole rumorose nella più comprensibile “Non Mi Sento Bene”, mentre “Le Patate Imburrate” nasconde malamente una vena spirituale quasi inaspettata come un accecante bagliore di luce: il testo, tutto un fiorire di Budda… Hare Krishna Krishna… lo conferma. La stortissima titletrack invece è strumentale percussivo e ambientale che definire spiazzante è dire poco (mi viene in mente Mike Cooper perso in un casolare di campagna). Non è roba che si ascolta a cuor leggero, lo avrete capito, ma se avete coraggio fatevi pure avanti, vi troverete al cospetto di un vero outsider, “disordinato” e “fuori” come pochi.