FÓRN, The Departure Of Consciousness

Forn

Quello di Adam Bartlett, boss della Gilead Media, è un approccio che apprezzo molto e non sento elogiato abbastanza: oltre al fatto di gestire in solitaria un’etichetta di successo (ora sua attività a tempo pieno), è soprattutto capace di proseguire un discorso musicale ben preciso e coerente, proponendo ad ogni pubblicazione qualcosa di valido che raramente pecca d’inconsistenza. Con The Departure Of Consciousness la Gilead azzecca l’ennesima ristampa, altro punto a favore di chi non vuole essere sempre il primo ad arrivare su certi gruppi, ma piuttosto s’impegna nel dare visibilità ai dischi che più l’hanno colpito attraverso edizioni fisiche ben curate, disinteressandosi dell’hype e delle mode.

The Departure Of Consciousness segue i canoni dello sludge/doom di tradizione statunitense (i Fórn arrivano da Boston, già casa dei Morne) e in poco più di trenta minuti vediamo svilupparsi al suo interno un suono massiccio, impostato su rallentamenti e sospensioni che non faticano a evocare un ambiente cavernoso e dove c’è spazio per melodie e sferzate metalliche in ugual misura. Si sente un po’ la mancanza di qualche potente accelerazione aggiuntiva, qua sacrificata a favore di un passo più cadenzato che risulta a volte poco scorrevole. Il comparto strumentale ricorre alla sicurezza di soluzioni ben collaudate, cauto nel non spingersi oltre i suoi limiti, e si concentra quindi verso una resa atmosferica, evitando inutili prolungamenti. Niente di enorme, d’accordo, ma senza dubbio un altro album che rischiava di passare poco giustamente inosservato.