EYEHATEGOD, Gary Mader

Ecco qua la mia seconda intervista a Eyehategod. Poche ore dopo la telefonata con Mike IX Williams, nella tarda notte del 21 Settembre 2012 mi sono sentita via chat con il bassista Gary Mader. Anche l’intervista express via chat è stata una nuova esperienza e per fortuna dall’altra parte c’era una persona squisita come Gary. Pure con lui si è discusso un po’ della nuova traccia, “New Orleans Is the New Vietnam”, in uscita sull’etichetta A389, e di quello che ci si deve aspettare da questa band al lavoro su di un nuovo album. Ma si è parlato anche di tanto altro…

Ciao Gary, eccomi! Prima di tutto grazie a tutti voi per aver accettato l’intervista con così tanta gentilezza e disponibilità. Due ore fa ho chiacchierato con Mike, ora ci sei tu, e poi mi sentirò con Brian. Siete pazzeschi! Indigestione di Eyehategod… ma non appena tornerete a Milano (e spero presto) verrò a salutarvi di persona e a pagarvi almeno una birra! O almeno del vino italiano decente… Allora, iniziamo con questo: com’è che suoni il cosidetto “metal barbuto” e non hai la barba lunga?!?

Gary Mader: Eh, la barba non è proprio quel che fa per me. Ci si attaccano il cibo, le bibite e sarebbe alquanto scomoda nel mio posto di lavoro, dove la temperatura è di circa 46°C (un ristorante, ndr). Ma hai già parlato con Brian? Lui è molto fiero della sua barba…

Grande! No, non ancora, era solo uno scherzo, visto che molte bands che suonano sludge/doom adottano quel tipo di look barbuto… Dai, era un inizio finto… Ora più seriamente … Gary, sei un elemento chiave in questa serie di interviste a Eyehategod. Sei “relativamente” nuovo nella band, visto che ci sei dentro “solo” da 10-11 anni, poi suoni il basso e sei profondamente coinvolto, come co-fondatore, in una delle band satellite di Eyehategod, Outlaw Order.

Sì, ho iniziato a suonare in Eyehategod alla fine del 2001 e ho contribuito ad avviare Outlaw Order poco dopo, mentre Jimmy [Bower] era impegnato nei tour con Superjoint Ritual and Down.

Poi sei anche in un’altra band della scena southern sludge-doom, la macchina da riff Hawg Jaw, che, secondo il database di Metal Archives, vede una recente connessione con Soilent Green. E Soilent Green è ovviamente la band dove milita anche il tuo collega di Eyehategod e amico Brian Patton. Una specie di loop…

Sì, Hawg Jaw è il mio progetto più duraturo. Abbiamo iniziato nel 1996, la band è formata da Mike Dares (vocals) e me. Suoniamo ancora, ma per lo più nei pressi di New Orleans. Abbiamo una raccolta che sta per uscire su Emetic Records e che conterrà tutti i nostri pezzi più vecchi, la maggior parte dei quali ora è fuori produzione. Poi c’è un album nuovo, quasi pronto.

Ottimo! Voi ragazzi pestavate mica da ridere, da quanto avevo sentito dai vostri album sui quali mi è capitato di metter le mani…

Sì, abbiamo quella pesantezza da “New Orleans”, ma siamo stati prevalentemente influenzati da band come The Accüsed, Cro-Mags e specialmente Corrosion of Conformity. Animosity è il disco che avuto una profonda influenza su me e Mike. Volevamo essere la band “hardcore” sludge. Uso lo sludge solo come punto di riferimento, e penso che tutte le nostre band abbiano un po’ più di dinamismo rispetto allo sludge.

Sì, sicuro… Vedo che voi tutti siete legati da un amore profondo ed atavico per l’hardcore punk, così diverso, almeno superficialmente, se non per i contenuti, dai vostri altri suoni e ritmi lenti (cioè quando andate lenti …). Con “voi” intendo includere anche i compagni di Eyehategod…

Mah, non credo che ci sia una gran differenza. Come hai detto tu, si tratta di un qualcosa solo superficiale. Tutto deriva da una comune energia, e credo che questo spieghi la natura così varia del nostro pubblico. Noi suoniamo musica che tocca i fan dei Black Flag, ma allo stesso tempo abbiamo anche fan che sentono i Bauhaus o i Darkthrone …

Assolutamente vero… gli show di Eyehategod a cui mi è capitato di assistere (e questo in qualche maniera si applica anche ad altre band più o meno dedite a uno stile simile al vostro, come Weedeater e così via)  avevano una fauna tra le più varie…

Siamo molto contenti di questo.

È una bella cosa davvero. Significa che siete veramente a cavallo dei generi. Immagino sia un bel segno di libertà quello di non essere incasellabili in modo rigido, ma di rappresentare comunque una band di riferimento. Quando qualcuno dice “come gli Eyehategod”, la gente che è dentro questo tipo di musica sa abbastanza bene quello di cui si sta parlando…

Ascoltiamo della musica diversissima, e mentre ci sarà sempre un suono o uno stile Eyehategod, quel che si respira dietro riflette tutto quello che ci influenza e che reinterpretiamo nei nostri brani. Spesso citiamo il Delta blues come influenza fondamentale. Magari non è niente che puoi sentire distintamente, però lo spirito c’è.

Direi che la quantità di groove lussureggiante nella musica di Eyehategod ruggisce blues alla grande.

Ci piace pensare che sia così…

Gli Eyehategod sono stati una band tutto sommato abbastanza stabile nella formazione. L’unica posizione che ha visto un bel po’ di cambiamenti è quella del basso. Ma che è successo con i bassisti? Attaccabrighe? Se non sbaglio sei il quinto bassista.

C’è una battuta ricorrente secondo cui verrò sbattuto fuori a calci dopo questo album, perché i bassisti possono suonare solo in un album. Non so cosa è successo con quelli precedenti, sono tutti amici miei, ma non ho mai chiesto niente. Io suonerò in questa band fino alla morte, se me lo permetteranno.

Gary Mader

Ah! Allora è per quello che ci avete messo così tanto per fare un nuovo album! Diciamo che è ben noto come mai la band ha rallentato l’attività in questi ultimi anni. Ma quello che è stupefacente è che, nonostante questo, siete in grado di attirare grandi quantità di fan adoranti ai vostri show, anche senza avere album nuovi da lanciare! Immagino che questo sia uno degli aspetti dell’esser diventati una band di culto, anche se vi comportate in maniera amichevole e alla mano con i vostri fan.

Questo è un qualcosa che stupisce anche noi! Siamo stra-riconoscenti a tutti i nostri fan. Ci hanno sempre seguito in tutti questi anni, band di culto o no. C’è talmente tanta musica là fuori adesso che essere ancora riconosciuti in mezzo a così tante band è una benedizione per noi. Ci consideriamo fortunati. E immagino che stare a chiacchierare o al bar con i nostri fan sia il minimo che possiamo fare per dire “grazie”.

Certo! Un’altra cosa che mi era piaciuta molto (ed è stata notata ed apprezzata da molti altri) nei vostri show che mi è capitato di seguire era vedere che voi di Eyehategod passate il vostro tempo anche a seguire l’esibizione delle band locali che aprono per voi. Cioè, questo è molto bello, e non così frequente con gente del vostro calibro…

Abbiamo incontrato tante ottime band così. Vogliamo sapere cosa succede nelle città in cui ci capita di suonare, così guardiamo i gruppi tutte le volte. Molte di quelle band sono diventate amiche di una vita.

Bello! E così state lavorando sull’album nuovo. Una traccia, “New Orleans Is The New Vietnam”, adesso in uscita con A389, è in giro praticamente dall’anno scorso. Giusto un assaggio, ma che probabilmente suggerisce che lo stile di Eyehategod potrebbe essere un minimo cambiato, “maturato”… C’è un forte flusso di passione in quel brano.

Più blues che mai…

Beh, l’ho vista suonata live nello show che avete fatto di recente qua a Milano e ovviamente era pura energia Eyehategod, ma comunque molto appassionata e leggermente meno “selvaggia” di certi vostri brani di punta.

Penso che “progredita” sia il termine più appropriato. Ma non siamo maturati, no. Non sono in grado di giudicare la mia musica, però mi è stato detto che i brani del nuovo, se devono esser paragonati ad uno dei nostri vecchi lavori, suonano un po’ come il nostro secondo album album “Take As Needed for Pain”. Ci siamo messi a scrivere qualcosa per cui è valsa la pena di aspettare così tanto.

Non vedo l’ora… Quando uno riflette tipo di musica che voi e le band affini a voi suonano, ossia quello che hai definito “sludge dinamico” con le sfumature southern, di solito si pensa istintivamente alle paludi o, meglio, ad un contesto urbano ben determinato ed incredibilmente variopinto, ossia New Orleans. Il vostro stile musicale è ricco, pesante, intriso di groove e doloroso. È per puro caso che un simile genere sia stato praticamente “inventato” e sviluppato dalla vostra band in quel contesto geografico/culturale e sociale? O pensi che il contesto alla fine non conti più di tanto …

Penso che quest’ambiente abbia avuto un’influenza enorme sulla nostra musica. Non so se ognuno di noi avrebbe scritto nella stessa maniera se non fosse cresciuto a New Orleans. Solo la storia della musica qui è immensa ed è stata un’enorme fonte d’ispirazione. Quando andiamo in tour ascoltiamo sempre Dr. John, Professor Longhair, Anders Osbourne, il rap locale, davvero qualunque cosa venga da New Orleans. Non importa dove siamo, ci accende qualcosa di speciale dentro che ci rende fieri di esser di queste parti. A parte la musica, qui c’è una vibrazione nell’aria che è difficile trovare altrove. Stiamo pianificando di registrare il nuovo album proprio qua.

Eh, New Orleans è una parte importante del mito e del fascino che gli Stati Uniti hanno per noi in Europa. Quando sogniamo degli USA, sogniamo ingenuamente alcune cose affascinanti del tuo Paese, e anche alcuni cliché. Poi si viene negli USA e si vede quanta povera gente c’è e come è davvero difficile la vita. Immagino che anche questo vada a influenzare l’ispirazione per la musica… Per non parlare dei disastri e delle tragedie come quella che ha colpito New Orleans nel 2005, l’uragano Katrina. Immagino che anche per te sia stato parecchio traumatico, anche senza avere delle conseguenze così radicali come è avvenuto per Mike.

Abbiamo avuto a che fare con tante difficoltà nel passato, e mentre magari non salta fuori nelle conversazioni, è un qualcosa che però viene espresso nella nostra musica. Ci sono dolore e sofferenza in tutto il mondo, e non pensiamo che il nostro sia diverso. Cerchiamo di gestirlo come meglio riusciamo. Siamo fortunati ad avere uno sfogo creativo per i nostri guai della vita. Penso che alla fine siamo grati della vita che abbiamo avuto, perché può sempre andare peggio.

New Orleans Is The New Vietnam

Verissimo. Allora torniamo alla musica. Che mi dici della sorte di Outlaw Order?

Abbiamo intenzione di suonare ancora in un futuro abbastanza prossimo. È da qualche anno che non lo facciamo, ma in base alla risposta che abbiamo avuto recentemente e per il fatto che siamo pronti di nuovo, la cosa succederà presto. Ci siamo concentrati sull’album di Eyehategod al punto che negli ultimi anni non abbiamo proprio avuto tempo di jammare. L’ultima volta che ci abbiamo dato dentro ne è venuto fuori metà disco nuovo. Abbiamo intenzione di riprendere da dove abbiamo interrotto e alla fine di andare in tour quando sarà il momento giusto.

Ah, questa è una notizia succosa, eh!

Tieni conto che non ci si lavora in modo intensivo.

Questione tournée.  Due sere fa stavo ascoltando il programma di Mike su Core of Destruction Radio e lui ha detto che state per partire per una “branca” asiatica del vostro tour, e che andrete anche in Australia.

Sì, è da tanto che volevamo andarci, e siamo molto entusiasti!

Sì, è forte davvero! Voi ragazzi girate sul serio… A parte la magia della cosa in sé, cioè di girare tutto il mondo per promuovere la vostra musica, trovi che sia un’attività stancante? Ed è difficile per te incastrarla con il tuo “vero” lavoro e con la famiglia? Perché va detto che voi che siete in una band famosa su scala mondiale avete dei lavori normali per vivere…

No, non è stancante. Sono grato per ogni giorno che passo in un posto differente. Molta gente risparmia tutta una vita per vedere i posti dove siamo stati. Certo, mi è difficile lasciare a casa mia moglie e i miei animali domestici. È l’unica cosa che rende pesante l’andare in giro. Ma a parte questo, ho sempre fatto lavori di merda per tutta la vita per esser sicuro di aver flessibilità per partire quando voglio. È difficile da gestire, ma non impossibile.

Ok, Gary, penso di aver rubato già parecchio tuo tempo. Grazie mille per la chiacchierata. E una cosa. Buon compleanno! Qui è già il 22 Settembre…

Nessun problema, grazie a te per il tempo che hai dedicato a intervistarci tutti! Lo apprezziamo davvero. E grazie per gli auguri di compleanno!