EPISTASIS, Light Through Dead Glass

Epistasis

Sì, d’accordo, un altro gruppo black metal da Nuova York. Questa volta, però, non c’è l’impronta “americana” sul genere, bensì quella norvegese e “avant” di Ved Buens Ende e Virus, il che vuol dire spunti prog o jazz, che – per fortuna? – non soffocano la bestialità degli Epistasis. La presenza di queste influenze l’ha notata per primo già Adam della Crucial Blast, che – come ho già scritto – è il miglior recensore del mondo. Gli vado dietro anche nel sottolineare la presenza in formazione del batterista dei Pyrrhon (Alex Cohen), altro dato che serve a immaginare le atmosfere insane del disco senza ancora averlo sentito, oltre che la prova vocale di Amy Mills, perfetta arpia black metal e trombettista in varie tracce, tanto per donare intelligentemente all’insieme una sfumatura à la Kilimanjaro Darkjazz Ensemble. Aggiungiamo anche qualche tocco dark ambient e – proprio per dovere di cronaca – un’apertura acustica, ma ciò che conta in Light Through Dead Glass è l’equilibrio, caratteristica tanto paradossale in un album di metal estremo, quanto (secondo me) necessaria se i musicisti possiedono “la tecnica”: i passaggi strumentali non sono mai onanistici, i cambi di tempo non diventano la regola e dunque non si auto-vanificano, piuttosto regalano dinamismo e qualche sorpresa in più a un album breve e coi dissonanti controcazzi.