EHNAHRE, Nothing And Nothingness

Gli Ehnahre rappresentano senz’ombra di dubbio una continua sfida, non tanto (non solo) per l’ascoltatore, ma per gli stessi musicisti coinvolti, i quali da sempre puntano a superare i loro limiti per esplorare le potenzialità della loro visione fuori dagli schemi. Con l’ep Nothing And Nothingness decidono di confrontarsi con le parole della poetessa beat Elise Cowen (1933-1962) per dar vita a due lunghe composizioni che dimostrano ancora una volta la natura radicale del progetto, che qui decide di ampliare ulteriormente la propria tavolozza di colori, senza per questo venir meno ai tratti caratteristici che ce lo hanno fatto apprezzare finora. Ci si trova di fronte, inutile dirlo, a un disco in cui le note si piegano alle necessità creative e rifuggono ogni idea dogmatica di composizione al fine di creare un corpo organico e al contempo instabile. Proprio per questo la fruizione deve legarsi alle suggestioni e alle emozioni che il suono va ad estrapolare dalle parole in quella che appare come una ricerca di interdisciplinarità spinta oltre il mero commento sonoro. A fine corsa, resta però forte la sensazione che si tratti anche di un qualcosa di più organico e meno claustrofobico rispetto al passato: forse la band ha deciso di adeguarsi alle necessità del testo così da aprirsi a differenti prospettive e nuovi orizzonti. Non che l’ep ci presenti un panorama bucolico e solare, visto che le atmosfere restano quelle cupe e spettrali che da sempre segnano il linguaggio degli Ehnahre, ma si avvertono un maggiore dinamismo e una corposità che rendono meno ostico il percorso e facilitano la connessione tra i musicisti e noi lungo un ascolto che regala più di un brivido. Ancora una volta ne usciamo con la convinzione di avere a che fare con una formazione da cui è lecito aspettarsi molto e che è ben lontana dall’aver esaurito la propria voglia di evolversi.