Due dischi Relative Pitch: Courvoisier + Halvorson / Courvoisier + Corsano + Wooley

Accoppiata di dischi firmati da musicisti monstre dell’avant-jazz proposti dall’etichetta di New York Relative Pitch, con la presenza della pianista svizzera Sylvie Courvoisier come minimo comune denominatore.

Crop Circles vede la Courvoisier assieme alla chitarrista prezzemolina Mary Halvorson (l’abbiamo incontrata dal vivo con Ches Smith, con Anthony Braxton, ha all’attivo anche un duo con Kevin Shea di Storm’n’Stress memoria, oltre a mille altri progetti). A discapito dell’aspetto da brava studentella un po’ nerd, in realtà è una delle teste in fiamme dell’attualità jazz mondiale: si parte subito in medias res con gli sghembi dialoghi di “La Cigale”, una cicala ubriaca di livida luce post-bop e l’atmosfera è subito nevrotica, urbana, stranita e straniante, eppure familiare. Con maestria e sapienza nell’uso dello spazio, delle dinamiche e dei silenzi, si passa poi alla sensuale e dolente “Aftershock”, che mette in evidenza i nodi che legano questi suoni alla musica classica: dopo una partenza cameristica le acque si intorbidiscono, quasi fosse il segno di un inizio, di una rinascita, dopo un trauma, di un risveglio disorientato dopo una ferita. Più classicamente avant “Eclats For Ornette”, che rivela le proprie intenzioni già nel titolo. Le dieci composizioni sono equamente suddivise tra le due autrici e dimostrano, anche se non ce n’era affatto bisogno, la bravura delle nostre nell’essere avventurose e stimolanti senza risultare inutilmente cervellotiche, pur muovendosi in un ambito dove molto, moltissimo è stato già detto. Sempre capaci di scavare dentro le armonie e dentro i suoni per ricavarne soluzioni brillanti, Courvoisier e Halvorson spaziano felicemente dall’impressionismo desertico (“Woman In The Dunes”, una torrida allucinazione) a temi obliqui e cantabili che ricordano la grammatica del maestro Henry Threadgill (“Double Vision”). L’ultimo breve frammento, “Bitter Apple”, fa venire in mente i Necks e conclude nel migliore dei modi un disco bello e personale come un racconto di Julio Cortázar.

Tracklist

01. La Cigale
02. Aftershock
03. Eclats For Ornette
04. Absent Across Skies
05. Downward Dog
06. Your Way
07. Water Scissors
08. Woman In The Dunes
09. Double Vision
10. Bitter Apple

Salt Task vede invece la pianista in trio col batterista Chris Corsano, instancabile agitatore di maree (vasto il suo spettro di collaborazioni, da Jim O’Rourke a Joe McPhee, da Bjork a Jandek, dai Rangda di Ben Chasny a Evan Parker) e col trombettista Nate Wooley, anch’egli attivo, come da copione nell’ambito, in svariati progetti, da Taylor Ho Binum a Elliott Sharp, da Jason Roebke a Frederick Lonberg-Holm (la lista delle sue collaborazioni sarebbe veramente infinita…). Qui le composizioni hanno un respiro più largo, e l’incipit oltrepassa i venti minuti in una girandola di free da manuale: esplosioni di batteria, cluster di piano, la tromba ad indicare il panorama e cantare un altrove parallelo e non euclideo, le dinamiche a passare dal pianissimo al fortissimo, in un clima di attesa filmica che non si risolve mai, dove alla straordinaria statura dei musicisti risponde un ordito di idee di pari livello. In definitiva un buonissimo disco e una formazione che sarebbe davvero interessante poter testare dal vivo. Come diceva la leggenda Amiri Baraka aka Leroy Jones, “il jazz è musica della venuta, musica che crea”.