DR. DOG, Be The Void

Be The Void

I Dr. Dog non saranno mai un grandissimo gruppo. Saranno sempre tra quelli a cui si può riconoscere il merito di aver azzeccato più di qualche pezzo interessante e dei discreti dischi. Un gruppo che ha comunque il pregio di funzionare bene dal vivo (chi scrive li ricorda abbastanza in forma al Primavera Sound di due anni fa) e in più capace di riassorbire in modo genuino chili e chili di american music, facendola incontrare con soluzioni psichedeliche e con stili propri dell’indie anni Novanta, senza mai scadere in enormi banalità.

La fortuna li baciò quando un certo Jeff Tweedy fece loro grossa pubblicità, appellandoli come una delle più interessanti band in circolazione. Chissà perché… forse rivedeva in loro qualcosa della sua band, e ci sta che non avesse tutti i torti. Anche in questo’ottavo album dei Dr. Dog, infatti, si sente più volte il lontano richiamo dei Wilco; ma non in maniera diretta, poiché qui le influenze e i rimandi sono molteplici. Si prenda ad esempio la traccia conclusiva “Turning The Century”: non è che una canzone di Neil Young suonata dai Wilco, col tocco personale dei Dr. Dog.

Nelle dodici canzoni di Be The Void si respira molto pop, a partire dalla iniziale “Lonesome”, non lontana dai Grant Lee Buffalo, così come lo è “Vampire”: manca la voce di Grant Lee Phillips, ma quella sta su un altro pianeta, si sa. Il ritornello di “That Old Black Hole” si farà subito ricordare, così come la melodia di “These Days”. Particolare la percussiva e solare “Heavy Light”, contornata dai cori. C’è una psichedelia molto levigata in “How Lons Must I Wait”, e l’eco dei Creedence si fa sentire in “Big Girl”. Fa appena capolino il lo-fi – che più aveva caratterizzato i lavori precedenti – in “Over Here, Over There”, mentre “Warrior Man” si colora  si un suono più rumoroso e incline a suggestioni chitarristiche sempre vicine ai Crazy Horse, ma con piccoli innesti elettronici e una melodia che guarda forse più all’Inghilterra che all’America.

Un disco centrato, che si lascia ascoltare con piacere, che non stanca al primo ascolto ma, al contrario, viene apprezzato pian piano e con un po’ di perseveranza. Senz’altro, una delle migliori prove della compagine di West Grove. E chissà se è piaciuto pure a Jeff Tweedy…

Tracklist

01. Lonesome
02. That Old Black Hole
03. These Days
04. How Long Must I Wait
05. Get Away
06. Do the Trick
07. Vampire
08. Heavy Light
09. Big Girl
10. Over Here, Over There
11. Warrior Man
12. Turning The Century