DOOMRAISER, Reverse (Passaggio Inverso)

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A distanza di quattro anni da Mountains Of Madness, tornano a farsi sentire i Doomraiser, icona doom metal della Capitale. Quel disco aveva visto il loro sound, monolitico, pachidermico ma non monocorde, spostarsi su territori molto più vicini alla psichedelia, avvicinandosi a quello che oggi viene chiamato “heavy psych”, pur mantenendo una radice classica, tradizionale. Reverse (come può anche suggerire il titolo) nasce invece con l’intento di recuperare la pesantezza e l’oscurità degli esordi, senza cancellare quanto fatto nel corso degli anni, col fine di creare un suono che riassuma tutto il percorso del gruppo. La band, per raggiungere al meglio quest’obbiettivo, sceglie di affidarsi alle mani sante di Billy Anderson (produttore leggendario, al quale dobbiamo il meglio del metal americano anni Novanta) per il mixaggio e la masterizzazione del disco. Il risultato è strabiliante: abbiamo di fronte il sound migliore della carriera del gruppo, pesante come un macigno ma non troppo moderno. In poche parole, tira giù i muri. È così fatto bene che oscura (sempre solo dal punto di vista della registrazione) i precedenti lavori. Per quello che riguarda il songwriting va invece fatto un discorso diverso: i nove brani qui presenti hanno una struttura molto più complessa ed elaborata, che rinnova la proposta senza però snaturarne l’essenza. Nel complesso, si sente una maturazione, oltre che il cambio dei chitarristi: ormai la “Drunken Mark III” (con Marco Montagna e Giulio Serpico al posto di Willer e El Grigio) è una realtà più che consolidata e su disco questo è evidente. Reverse ha bisogno di più ascolti per essere assorbito nel migliore dei modi, perché si possa percepire al meglio ogni sfumatura: si passa da pezzi più immediati come “Addiction” e “Mirror Of Pain” fino a episodi più articolati come “Ascension: 6 to 7” (forse il migliore, ricchissimo di sfumature) e “In Winter”. C’è anche una curiosa partecipazione di Labes C. Necrothytus dei signori del dark sound genovese Abysmal Grief (al clavicembalo su “Ascension” e all’organo su “Apophis”). È messo un po’ il secondo piano il moog di Cynar, che negli ultimi tempi era spesso in rilievo (vedi su “Dream Killers”, tratta dallo split coi Caronte).

Col passare degli anni, e con alle spalle una carriera ormai più che decennale, i Doomraiser sono riusciti a raggiungere un sound molto personale, subito riconoscibile tra migliaia di gruppi del tutto impersonali: come detto sopra, essere monolitici senza essere monocordi è un dono per pochi, visto che ormai per diverse band suonare doom è uguale a fare due-tre riff con un tempo unico, ripetendoli per dieci battute per un minimo di dieci-quindici minuti di durata. A Roma e in Italia sono riusciti a guadagnarsi un seguito che va ben oltre i soliti avventori dei concerti underground (in pochi ci riescono): speriamo che questo Reverse dia al gruppo un respiro più ampio anche a livello internazionale.

Tracklist

01. Addiction
02. Mirror Of Pain
03. Ascension: 6 To 7
04. Apophis
05. In Winter
06. Dio Inverso (Reverse)