DIVUS, S/t

Ciascuno a suo modo, Luca T. Mai e Luciano Lamanna sono due pesi massimi dell’underground di casa nostra. Il primo con gli Zu, inutile presentarli… il secondo per aver portato avanti una carriera in ambito techno, e non solo, di un certo spessore (Lunar Lodge, Balance…). Divus è il nome nuovo che li unisce, soprattutto è l’affascinante sigla dietro la quale si cela il desiderio di creare qualcosa di diverso dal solito. Il contenuto sa di lunare, di nero pece, di blues perso nell’iperspazio (“A2”), mentre la traccia posta in apertura è tutto questo e ancora di più, disorienta che è un piacere. In sostanza Lamanna ci mette il tappeto sonoro elettronico che fa da base al sassofono grasso di Mai. L’estrema sintesi, in forma però di suite che tutto ingloba e tutto inghiotte la si trova nell’unica, lunga traccia che occupa il secondo lato dell’album: “B1” è un quarto d’ora composto da strumenti idealmente squagliati inesorabilmente a fuoco lento, che dà tepore e fa sentire freddo allo stesso tempo, una passeggiata mortifera che ci accompagna agli inferi – non siamo lontani da atmosfere di tipo dark-industrial – durante la quale troverete desolazione e qualche pozzanghera dalla quale attingere velenose pozioni. Nulla di nuovo, sia chiaro, ma un rimestare fra suoni torbidi che non lascia indifferenti. Consigliato.