DIORRHEA + ROBANERA + DANNY TREJO + HUMUS, 7/9/2013

Danny Trejo

Moie di Maiolati Spontini (AN), Zen Club.

Compleanno cumulativo per ben cinque persone attive nella scena estrema locale, tra cui ben tre quarti dei fanesi Diorrhea, che ovviamente chiuderanno la serata e i festeggiamenti con uno dei loro soliti set a base di grind e violenza sonora profusa a palate. Andiamo con ordine, però. Partiamo dall’ottima cena che precede il concerto e viene offerta dagli altri due festeggiati Maio e Julia (con l’occasione non si può fare a meno di ringraziarli anche in questa sede per l’ospitalità offerta a tutti i presenti), un fuori-programma quanto mai piacevole anche per la varietà e la bontà del cibo vegan messo a disposizione. Tra chili con soia e fagioli talmente piccanti da meritarsi il titolo di Extreme Chili Terror, cous cous, insalate, tartine e ottime torte, tutto tassativamente d.i.y., la prima parte della serata varrebbe già da sola il tragitto, ma lo Zen oggi è anche la sede prescelta per un concerto capace di fare concorrenza al Chili Terror di cui sopra, grazie a una scaletta che vedrà esibirsi ben quattro gruppi tanto differenti tra loro quanto uniti da una comune passione per l’estremismo sonoro nelle sue varie forme: Humus, Danny Trejo, Robanera e Diorrhea.

A scaldare i presenti ci pensano gli Humus, che del resto qui sono di casa e sanno bene come muoversi, la loro sarà un’esibizione intensa e potente, forte di una scaletta che vede nell’ultimo lavoro la portata principale e che colpisce senza troppi complimenti. La macchina ormai gira che è un piacere e la formula a base di crust – venato di thrash e ricoperto da una cappa nera di pessimismo – conferma anche in quest’occasione le potenzialità già sottolineate in sede di recensione. I presenti, scaldati a dovere, vengono lasciati in mano ai veneziani Danny Trejo, hardcore vecchia scuola e tirato, anthemico e saturo di energia, offerto da una formazione che non fatica a conquistare il pubblico anche grazie alla foga con cui riporta in vita gli aspetti più coinvolgenti di un concerto hc da manuale. Con i Robanera da Firenze ci si sposta nuovamente sulle tinte scure, sarebbe meglio dire nel buio più totale, con una formula che tra sludge e doom finisce in qualche modo dalle parti degli ultimi Black Flag e dei Bl’ast!, ma con un che di corrosivo che va a parare vicino alla Louisiana da una parte e in quel di Portland dall’altra (a buon intenditor…). Pur con il rischio del conflitto d’interesse per la presenza del collega Borys alla voce, non si può che sottolineare l’impatto che i Robanera hanno in sede live e la curiosità che il concerto di oggi ha innescato per il loro prossimo lavoro. Come si diceva, chiudono col botto i Diorrhea, questa sera oltremodo in tiro, che finiscono per suonare in mezzo ai presenti in quella che è in tutto e per tutto la vera ciliegina sulla torta del concerto. Sarà pure il solito buon vecchio grind da ballare ai matrimoni (Aphrodisianus docet), ma è davvero difficile resistere ad una band che questa sera ha deciso di offrire un dessert speciale ai presenti, con un set che vede affiancati brani tratti dall’ultimo disco e vecchi cavalli di battaglia (compresa qualche sorpresa ad hoc), il tutto senza mai perdere la capacità di bilanciare cattiveria e precisione, caos e tecnica, rabbia e voglia di divertirsi tra amici. Se doveva essere una festa da ricordare, l’obbiettivo non può che dirsi riuscito, complice anche l’atmosfera rilassata dello Zen (nomen omen). Un ultimo (vari ultimi) brindisi e parecchie chiacchiere prima di rimettersi in marcia verso casa con le orecchie che ronzano e un bel sorriso stampato in faccia.

Grazie a Jorio Medici per le foto.