DIORRHEA, Estinzione

Diorrhea

Chi ha avuto la fortuna di vedere i Diorrhea dal vivo sa bene di che cosa si va a trattare, pura devastazione sonora in salsa grind, con sporcature hardcore e batteria impazzita mai uguale a sé stessa. Insomma, a giudizio di chi scrive, il gruppo di Fano rappresenta una di quelle eccellenze locali di cui una volta si nutriva la scena underground, realtà di assoluto valore che si muovono secondo canoni in controtendenza col resto del mondo, proprio perché figlie di un sentire svincolato da qualsiasi urgenza o smania di successo planetario. Questa rilassatezza d’approccio si riflette in una musica che non strizza l’occhio a questo o quel nome di grido, ma si crogiola nella sua esistenza ai margini, sebbene sempre ben radicata in una rete mondiale di anime affini con cui scambiare, interagire e dividere scampagnate reali e su split. Estinzione non rappresenta, quindi, un drastico cambio di rotta, piuttosto continua l’evoluzione di un suono iconoclasta e marchiato dal nichilismo che proprio in sede live esplode in tutta la sua ferocia, in tutto il suo debordante istinto predatorio. Al solito prendere o lasciare, amare o odiare in egual misura. Ancora una volta i titoli dei brani sono giocati a cavallo tra feroce ironia e paradosso, insensatezza e visione radicale della realtà, ancora una volta i testi sono urlati belluinamente, senza alcuna pietà per chi volesse tentare di seguirne il corso. Ciò che colpisce è la capacità di creare un caos (in)controllato che finisce per toccare il suo opposto, ovverosia la capacità di imprimersi in mente e lasciarsi distinguere all’interno di un magma in ebollizione, grazie anche a una marcata deriva anthemica di matrice hardcore che viene fuori in tutta la sua forza in un brano come “Anarchizzato”, da “canticchiare” sotto la doccia con l’indice alzato. Posto che abbiate un palato abituato a simili leccornie, questo gruppo merita senza ombra di dubbio un posto nella vostra collezione.