DEATH TYRANT, Opus De Tyranis

Opus De Tyranis

I Death Tyrant sono una band nata dalle ceneri dei gloriosi Lord Belial, capostipiti insieme ai Dissection della scena black metal svedese. A differenza però di gruppi come Marduk e Dark Funeral, conosciutissimi esponenti di questa scena caratterizzati da una pura furia iconoclasta, il neogruppo con alla testa Thomas Backelin, lead guitar e principale mente compositiva, si caratterizza di più per la capacità di evocare atmosfere davvero nefaste e ferali. Il blackened death metal di cui i Death Tyrant si fanno portavoce, infatti, si arricchisce di elementi dalla forte valenza epica e coinvolge l’ascoltatore con un intreccio di riff in cui melodie sinistre e luciferine fanno da sfondo a storie antiche, miti e leggende. Quelli che avevano apprezzato gli ultimi lavori dei Lord Belial (soprattutto Nocturnal Beast e Revelation – The 7th Seal), rimarranno di certo soddisfatti di questo Opus De Tyranis, che giunge come debutto sulla lunga distanza dopo gli ottimi consensi ricevuti dal demo The Dark Abyss. È interessante constatare come le soluzioni sonore adottate risultino di straordinaria freschezza e originalità, pur rimanendo all’interno di un genere musicale piuttosto codificato. Le ambientazioni si sposano alla perfezione con un’elevata velocità e con linee melodiche di chitarra che si sovrappongono fino a creare un muro di suono. Gli aspetti inediti conferiscono nuovo impulso a un sound che comunque non può non richiamare alla mente le sensazioni generate dagli album imperdibili della band madre, come l’indimenticabile Enter The Moonlight Gate dell’ormai lontano 1997. I pezzi, del resto, vivono dello stesso indiscutibile impatto e della stessa energia energia, dimostrando come l’arma vincente del gruppo sia la capacità di raggiungere ottimi risultati sia nelle parti veloci (le aggressive ed estreme “Baphomet” e “Tenebrae”, oltre a “Wrath And Disgust”, quest’ultima dai forti connotati “old heavy metal”), sia in quelle possenti e cadenzate (la splendida “Ixion – The Fallen King Of the Lapiths”, ma anche “The End”: da brividi l’arpeggio introduttivo).

Un gioiello nero, come tale imperdibile!