CELESTE, Animale(s)

Celeste

I Celeste ci mancavano, perché – piaccia o meno – occupano una nicchia tutta loro, non tanto da un punto di vista prettamente musicale, quanto per l’insieme che li rende un piccolo caso all’interno della scena estrema. In fondo gli ingredienti ci sono tutti, dall’essere stati tra i primi ad aver calato una spessa coltre oscura sulla matrice postcore (blackened core si dice oggi, a cinque anni dal loro debutto Pessimiste(s)) alla deriva esistenzialista che arriva dritta dal passato post-screamo di alcuni di loro nei Mihai Edrisch, dalla scelta della lingua madre alle grafiche sempre curatissime e suggestive, compresa quella “(s)” apposta in fondo al titolo dei dischi, a mo’ di marchio di fabbrica. Dopo essersi occupati dell’universo femminile nel precedente Morte(s) Nee(s) del 2010, i Celeste hanno fatto un po’ perdere le loro tracce e, almeno discograficamente, si sono tolti dai riflettori proprio nel momento della loro consacrazione a gruppo di culto, così da focalizzarsi sulla scrittura di un nuovo album. Sin dal primo impatto Animale(s) – questo il titolo – appare come un lavoro a dir poco ambizioso, anche se l’ambizione sembra essere da sempre una costante dei Celeste, un punto di forza andato via via rafforzandosi negli anni e giunto oggi a livelli di sfida a tutto campo. Anzitutto si parla di un disco doppio: ben dodici tracce che non di rado superano i cinque minuti e portano alle estreme conseguenze lo stile della band, ancora più sofferto e straziante, ancora più incentrato sul dualismo tra oscurità incombente e bisogno di urlare per sfuggirle, istinto primordiale e pulsione poetica. Si tratta, inoltre, di un concept particolare, in cui, come sottolinea la stessa formazione, immagini, testi e musica vanno a creare un insieme indissolubile, per una storia da ricostruire attraverso i molti indizi più o meno palesi, più o meno velati. Si parla, questa volta, di amore, ma dell’amore come lo possono dipingere i Celeste, con tutto il fardello di disagio a rendere travagliata e disperata la storia di due ragazzi scaraventati in un mondo in cui gli adulti rinunciano alle proprie responsabilità. Per portare a compimento un’opera così importante e rischiosa, i Celeste non hanno certo giocato in difesa, al contrario hanno dato fondo al loro armamentario e, dove questo rischiava di non essere sufficiente, hanno chiamato a loro fianco alcuni ospiti (Ben Chatwin, Sabrina Duval e Jean Charles), importanti proprio perché attivi in ambito sperimentale sia come musicisti sia come compositori e sound-designer. Insomma, Animale(s) è un lavoro pesante: non nell’ascolto, che procede senza venire a noia o rivelarsi eccessivamente arduo, ma per il suo ruolo di rilievo all’interno della discografia dei Celeste e per il suo rappresentare un ulteriore passo in avanti della loro visione (non solo) musicale. È un disco che richiede attenzione, anzi la pretende, ma anche generoso nell’offrire all’ascoltatore un piatto estremamente ricco e corposo da ogni punto di vista. Insomma, sono sempre i Celeste, ma ancora più a fuoco, completi e sicuri delle proprie capacità. Ce ne fossero.

 Lo streaming sul sito della Denovali 

Tracklist

cd1

01. Laissé Pour Compte Comme Un Bâtard
02. Au Pied D’Une Bicoque Peu Séduisante
03. Sans Crainte De S’Avouer Un Jour Naufragée
04. (X)
05. Tes Âmes Soeurs Immaculées
06. Dans Ta Salive, Sur Sa Peau

cd2

01. D’Errances En Inimitiés
02. Cette Silhouette Paumée Et Délabrée Qui Sanglote Et Meurt
03. Empreinte D’Érotisme
04. (Y)
05. Serrés Comme Son Coeur Lacéré
06. Outro