Bronson Recordings Festival, 14/1/2017

Marina Di Ravenna, Bronson. Grazie a Chiara Donati per le foto.

Bronson Recordings è una “costola” di Bronson Produzioni, che racchiude i locali Bronson e Hana Bi, rispettivamente a Madonna Dell’Albero e Marina Di Ravenna, in Romagna. Due locali che (il primo in inverno, il secondo d’estate) propongono moltissimi eventi e concerti (molti anche gratuiti, come quelli che si svolgono all’Hana Bi). Ricordiamo, tra le altre cose, il Beaches Brew Festival in giugno all’Hana Bi, che è tra i più importanti in Europa. Questa sera si celebrano tre band del roster dell’etichetta, con suoni molto diversi tra loro, ma che in un qualche modo hanno dei punti di contatto.

elm

I primi a salire sul palco sono gli Elm da Cuneo, un quartetto che mi riporta immediatamente ai Nineties grazie a quel suono noise/alternative che fece la fortuna di Helmet, Prong e compagnia bella. Rimango molto impressionato dalla loro prestazione: quadrati, energici e davvero ispirati. Tra i temi che affrontano c’è l’amore per il Texas, con chitarroni pastosi e un muro di suono non indifferente. Il cantante si muove con consumata maestria, e la sua voce pesantemente effettata si fonde alla perfezione con tutto il resto. Per ora all’attivo hanno una cassetta, ma presto arriverà il primo full length..

Istvan

Dopo un rapido cambio palco, salgono su gli Istvan da Forlì. Qui cambiamo proprio lidi e ci troviamo sospesi tra l’aridità di una spiaggia e la rocciosità della montagna. Gli Istvan suonano quasi interamente strumentali (sono rare le incursioni vocali) e sono imbevuti di psichedelia, progressive, un tocco di space rock e una punta di stoner/doom. Carlo alla chitarra si muove come un tarantolato, tra sinuosi riff e assoli caldi dal retrogusto seventies. Sabbione dà una prova muscolare dietro alle pelli: è un piacere per i miei occhi vederlo dipanare la matassa ritmica della band, in un crescendo di pathos e coinvolgimento audio-visivo. Infine Rex, molto più compassato nelle movenze, ma dotato di quello stile che gli permette di irrobustire al punto giusto gli Istvan. Se non lo avete ancora fatto, recuperate il loro debutto.

Sunday Morning

Giungiamo alla fine con i Sunday Morning da Cesena, freschi freschi di quel Let It Burn che ha generato pareri anche contrastanti. Stasera appaiono in gran spolvero, con una prova che mi fa dimenticare quella un po’ acerba del loro release party di qualche mese prima (sempre al Bronson). I quattro alfieri dell’indie-rock non sentono forse la pressione della volta precedente e appaiono molto compatti e rilassati. Andrea, voce e chitarra, intrattiene scambi di battute col pubblico come al solito, ma in maniera estremamente easy. La sua prova vocale è convincente sotto tutti gli aspetti. Federico alla batteria è eccellente: senza mai strafare, si prodiga in tutta una serie di filler con fluidità e semplicità. Luca all’altra chitarra è un po’ il ponte di collegamento fra i vari strumenti: come un abile direttore d’orchestra, indirizza il suono nella giusta direzione. Jacopo al basso è asciutto e preciso e – all’occorrenza – impreziosisce i brani dei Sunday Morning con le tastiere. Davvero convincenti, come per me lo è stato Let It Burn, pur essendo un album che si muove su coordinate diverse dal passato.

Giungiamo così alla conclusione di questo primi festival targato Bronson Recordings. Il giudizio non può essere che estremamente positivo. Pur muovendosi su coordinate soniche differenti, tutte tre le band hanno dimostrato di essere accomunate da grande attitudine e voglia di fare, cose non sempre scontate al giorno d’oggi. Come sempre l’organizzazione è stata impeccabile, e spero vivamente che si possa replicare con un’edizione estiva, magari recuperando anche i gruppi che per malanni vari non hanno potuto suonare stasera.