BARDUS, Stella Porta

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Mi piacciono le monete dalle due facce. Mi piacciono anche luoghi e situazioni che se da un lato mi suscitano disgusto, dall’altro sono incredibilmente attraenti. Inoltre, proprio in virtù del fatto che non è tutto oro ciò che luccica, possiamo senz’altro affermare che non è sempre merda tutto ciò che puzza. Prendiamo ad esempio il gorgonzola: odore di piedi in decomposizione ma sapore sublime.

Il power trio statunitense di nome Bardus è un po’ come il gorgonzola. Affonda le radici nel cemento di Philadelphia, ricavandone un caratteristico sound simile a quello di band provenienti da contesti urbani analoghi, Unsane ed Helmet su tutti, ma dal suo dna emerge di più: rabbia urlata in stile hardcore new school, psichedelia paranoica dei Butthole Surfers, suoni sludge alla Eyehategod. In pratica un bastardissimo miscuglio di cattive intenzioni volto a colpirvi con un paio di pugni allo stomaco (“Smoke Bath” e “Monolith”) per poi lasciarvi riversi a terra nel bel mezzo del nulla, lungo una strada polverosa e desolata  (“Trascendence” e “Haze”), dove ovviamente sarà del tutto inutile urlare aiutooo! e al calar delle tenebre la situazione potrà solo peggiorare  (“Oracle”). Cari amici miei, non ci sarà alcun lieto fine! I Bardus vi lasceranno in pessimo stato dopo avervi brutalmente trascinati tra frustrazioni oscure ed allucinazioni lisergiche.

Nonostante i tempi bui in cui viviamo, non mancano frequenti tentativi d’evoluzione musicale e anche se nel caso in questione non si battezza una novità assoluta, il risultato è comunque degno di altissima considerazione. Con Stella Porta, questo interessante trio si affaccia per la seconda volta sul mercato discografico e lo fa decidendo di mantenere la durata dell’album ben sotto i trenta minuti, perché si sa che è sicuramente meglio lasciare l’ascoltatore con la voglia di averne ancora che steso sul divano a pancia piena.

La piacevole esperienza dei sette schiaffazzi rimediati in questa occasione mi rimarrà impressa per un po’ e credo proprio che continuerò a rinverdirla nella speranza (fondata) che i Bardus si riconfermino con un lavoro ancor più maturo.