BALISET, Exordium

Baliset

Torna Greg Massi coi Baliset, un progetto che al suo interno cela differenti anime e pulsioni, in particolare la voglia di sperimentare con i suoni e la contaminazione tra differenti linguaggi, oltre a quella di trovare un punto d’equilibrio tra una scrittura oltremodo curata e la condivisione di emozioni. Se, infatti, a un primo approccio queste tre nuove composizioni sembrano lasciar prevalere l’anima “estetizzante” dei Baliset, in realtà col procedere degli ascolti si scopre una forte componente emotiva che permea ogni passaggio e dona alle tracce una maggiore corposità. Di sicuro la cura maniacale per le singole sfumature e per gli incastri non abbandona mai il percorso della band, che nulla lascia al caso e riesce a imporsi grazie a una preparazione tecnica a dir poco importante. Ciò che però colpisce maggiormente è la capacità di miscelare insieme pulsioni metal, retroterra rock e venature acustiche all’interno di una formula che non disdegna di avvicinarsi ai lidi prog, seppure sempre in punta di piedi e senza strafare. L’alternarsi di voce femminile e maschile, in qualche modo vicino per sensibilità a certo metal etereo, potrebbe ingannare l’ascoltatore e far pensare a una proposta fin troppo patinata, il che sarebbe fuorviante, perché qui semmai ci si muove dalle parti dell’avantgarde-metal della storica formazione di Massi, ovvero gli incredibili Maudlin Of The Well (dai quali in seguito nasceranno addirittura i Kayo Dot). I Baliset prendono le mosse da quel tipo di approccio e ne evolvono le traiettorie alla luce di una personalità in costante evoluzione e di una continua ricerca in campo musicale, il che li rende più che meritevoli di attenzione da chiunque ami la buona musica al netto di pregiudiziali e preconcetti di sorta. Del resto non siamo poi così distanti dal sentire di una band come i Rush (si veda il finale di “Moon And River”), il che non è affatto una cosa da poco.