BAD MEDS, Bad Meds

BAD MEDS, Bad Meds

Nastro interessante e fresco come un salutare bicchiere d’acqua ghiacciata, questo degli inglesi Bad Meds, trio di Liverpool qui all’esordio. Li scopre per noi la bolognese Maple Death Records (Havah / His Electro Blue Voice, Stromboli), e si spera di ascoltare altre cose loro, dato che qui abbiamo a che fare con sonorità – certamente già sentite – rimasticate con grande senso melodico, e sempre “cattive” il giusto (il tiro di “Hoax Apocalypse”), insomma pezzi brevi ed in yer face suonati alla velocità della luce, come il punk distorto di “You’re Not My Friend, Man (For David Longstreth)”, con quella dedica beffarda al tipo dei Dirty Projectors. Il primo lato si chiude con la paturnie blues della notturna “Release The Bees”, come i Jesus Lizard di “Liar” che tornano più cazzuti di prima: pezzo notevole, non c’è che dire. Nel secondo le sonorità Seventies di “The City Against Itself”, mescolate a furiose virate quasi cow-punk, lasciano intendere che il gruppo ha chiara l’intenzione di creare ballate infettate da copiosi fuzz (il comunicato stampa cita i Mudhoney), e non a caso la finale “It’s Grim Up North” lavora di cesello tra il cantato teatrale di Paul Rafferty e ricami chitarristici sempre piuttosto nervosi che crescono in un finale quasi epico. Per quanto riguarda atmosfere, alla produzione Robert Whiteley, che ha messo mano sui dischi dei Clinic e dei Mugstar (concittadini dei Bad Meds), e scrittura direi che ci siamo, ora resta solo da capire di come hanno intenzione di muoversi per le future uscite.