AT THE SOUNDAWN, Visionaries

At The Soundawn

Gli At The Soundawn sono uno di quei nomi che abbiamo sempre seguito con curiosità, perché capaci di percorrere una strada svincolata da mode, tendenze e dall’urgenza di pubblicare a scadenze fisse o con metodologie prefissate. Così, dopo aver realizzato l’interessante Shifting su Lifeforce, uscito ormai ben quattro anni fa, tornano oggi con un lavoro completamente autoprodotto, che prevede la possibilità di ricevere gli mp3 attraverso la sottoscrizione a una mailing list oppure il disco in versione fisica tramite Bandcamp. Al di là delle forme con cui viene fatto circolare e dalla mancanza di una label a supportarne l’uscita, ciò che colpisce di questo Visionaires è il contenuto in note, a partire dall’impressionante cura nel songwriting e negli arrangiamenti, nonché dalla scelta dei suoni, caratteristiche che hanno da sempre accompagnato la formazione, ma che oggi raggiungono uno spessore capace di tracciare un netto divario con altre formazioni in qualche modo similari. Perché, a essere onesti, risulta davvero difficile pensare a qualche nome cui comparare gli At The Soundawn e questo indipendentemente da ogni giudizio di valore (si sa come la musica colpisca ciascuno in modo differente e con differenti modalità), ma proprio perché lo stile della band sfugge a qualsiasi tipo di semplificazione. Potremmo parlare di un linguaggio “post”, che riesce a prendere dai generi di partenza gli elementi meno scontati o immediati, coi quali crea composizioni in cui la spinta psichedelica si tuffa in un paesaggio onirico dai rimandi post-rock, con un uso di clean vocals espressive e mai stucchevoli e un retrogusto “core” che non scardina mai del tutto gli equilibri, ma si limita a rinvigorire l’insieme solo quando. Questa tensione verso la perfezione formale non toglie, del resto, la capacità di Visionaries di colpire l’ascoltatore a livello di emozioni e sensazioni, visto che un brano come “Hermitage” (tanto per fare un esempio calzante) ha dalla sua un’incredibile potere comunicativo e l’intero album non manca di rapire l’ascoltatore. In fondo, gli At The Soundawn non sono mai stati sinonimo di impulsività o di musica di pancia, per cui non stupisce che la loro poetica si esprima anche attraverso la scelta di partiture e suoni che non sembrano lasciare troppo spazio al caso o all’istinto, ma questo è il fascino di una band che si stacca dal coro e conduce una propria ricerca sonora al netto di pregiudiziali o limiti di sorta. Speriamo solo di non dovere aspettare altri quattro anni per vedere come si evolverà ulteriormente questo affascinante percorso.

Tracklist

01. The Golden Era
02. Visionaries
03. We Both Want The Same Things
04. Caving In
05. Hermitage
06. Born Again
07. Control The Wind
08. Blow The Ashes
09. When The Night Comes
10. Hunting
11. Defy The Faith