ASHLEY BLUES / JOLI, Split

Ashley

Chissà che avrebbe fatto il buon Nikita Kruscev nel vedere che la prima uscita del 2015 della francese Death Carnival (vedi Bass Heretic dello scorso anno) ha messo di fronte il russo Ashley Blues e l’americano Joli.

Fortunatamente la Guerra Fredda è finita, ma ciò non esclude che in questo split non ci siano ordigni termonucleari pronti ad esplodere, anzi. Di che si tratta? Di HNW, ovviamente duro e violento, altrimenti sarebbe ska. Decisamente più interessante il lato Ashley Blues, poiché supportato da variazioni di frequenza. È come se la manopola che regola la potenza dei decibel ogni tanto decidesse di andare in una sorta di fallout, provocando la caduta di qualche mattoncino del (quasi) invalicabile muro, dissolvendo poco alla volta l’addensante (cemento, marmellata, fate voi) che lo sorregge. Una volta al di là del muro, avete due opzioni: o continuate con il girone da oltretomba russo (“Farewell” e “Bless My Abortion”) oppure potete scegliere quello grezzissimo di Joli (“Brooding”). In altre parole, optando per Ashley Blues, sappiate che potreste ritrovarvi bloccati sul nastro trasportatore di una falegnameria pronti per essere affettati da seghe circolari diamantate, partendo dall’alluce del piede sinistro fino ad arrivare al bulbo oculare destro. Joli, invece, offre soltanto (si fa per dire) 30 minuti di distorsioni e temporali noise, frequenze VHF che si scontrano con le FM, insomma, quei rumoracci aggressivi udibili all’interno della spessa atmosfera venusiana, che san tutti essere acida e corrosiva.

Solitamente non gradisco molto il genere harsh-noise, ma questo ha stimolato almeno un ospite mentale. Venti copie disponibili, dunque amanti del genere affrettatevi!