ASHER LEVITAS, Lit Harness

Asher Levitas, nel caso il nome non accenda lampadine, è parte degli Old Apparatus e dei Saa. Lit Harness, il suo primo disco solista, è pubblicato da Planet Mu e narra l’esperienza dell’artista con la “paralisi nel sonno”. Chi ha ben presente i lavori di Old Apparatus, quell’elettronica opaca e ritmicamente paragonabile ai Demdike Stare, rimarrà stupito da ciò che lo aspetta in questo disco: chiarezza e definizione sonora ci accompagnano attraverso bassi invadenti e brutali, con sintetizzatori impazziti e mai scontati che lentamente conducono l’ascoltatore in una spirale ossessiva dalla quale attende solo di venire liberato.

Il contrasto tra momenti di paralisi e serenità si sviluppa ingegnosamente sia nel passaggio da un brano a quello successivo, sia all’interno del brano stesso, con risultati imprevedibili e decisamente non banali. Interessante inoltre come Levitas abbia utilizzato il suo bagaglio culturale (dalla dubstep più oscura al downtempo/ambient dei Saa) con intelligenza, senza mai ricadere nelle trappole musicali che a volte questi generi possono lasciare lungo il percorso.

Lit Harness è un album che riesce a “parlarti” narrando vicende personali e intime, che non si esauriscono nei semplici concetti di ansia e sofferenza. Ogni singolo aspetto di questo lavoro merita inoltre di essere messo in risalto, dall’indipendenza musicale che possiede al sound design, così come l’utilizzo di sintetizzatori analogici, e non, all’interno di ritmiche serrate e impigliate  in fitte reti sonore.
Si rimane idealmente immobilizzati nella sua “imbracatura” (harness…), così da permettere quello svolgimento interiore che è la sua storia, nell’angoscia più pura (“In The Eyes”) come nella liberazione dell’incombere del mattino (“Blessed Mother”).

Non basterà un ascolto per realizzare che cosa realmente sta accadendo tra voi e Lit Harness. Buon segno.