ARCHITEUTHIS REX, Stilbon Is Dead

Stilbon

Era da un po’ che ci si chiedeva che fine avessero fatto gli Architeuthis Rex: l’ultima testimonianza più corposa era stata la cassetta Eleusis del 2013. Dopo varie vicissitudini ora riescono a far uscire un nuovo lavoro per la tedesca Midira Records, etichetta che è riuscita in pochi anni a pubblicare dischi di Nadja, thisquietarmy, Fabio Orsi e N (30)*/BOLT. Come per gli album precedenti, anche in Stilbon Is Dead, oltre a una vera e propria idea alla base del tutto (storie di contrapposizione tra luce e buio, la passione per la mitologia greca) spiccano la consueta propensione per i suoni pesanti e oscuri e la cura del suono stesso, specialità del duo. Catturano lo sguardo l’inesorabilità di “Oikoumene”, dove la batteria del terzo componente, il napoletano Francesco Gregoretti (del giro Imploded) si presta a far da pesante contraltare alle chitarre ed ai synth, e l’ospitata di Terence Hannum (Locrian) alle sinistre vocals nella misteriosa “Almagest”. Architeuthis Rex vuol dire soprattutto anime in pena, passatemi la banale considerazione, come non accorgersene quando ti imbatti nella nervosa “Fallen”: qui Gallucci raccoglie note sparse di chitarra, Gregoretti rimane libero di improvvisare una propria linea percussiva, sopra la Marongiu a metterci la voce, esanime e persa, insomma tre elementi che sembrano ognuno andare per conto proprio, ma che alla fine fanno uscire il brano più significativo dell’intero album. È per loro un ritorno importante, va infatti sottolineata la voglia di riemergere con qualcosa di tutto rispetto dopo una lunga apnea artistica. Ciliegine sulla torta, la notevole copertina di Christopher Colville (già al lavoro per altre uscite di casa Utech) e un inedito a nome “Magma”, ma solo per chi si accaparra la versione in digitale: si tratta di una sorta di divertissement tinto di esplosiva impro-rock.

Tracklist

01. Copper Light
02. Oikoumene
03. Almagest
04. Atol
05. Fallen
06. Stilbon