AMOR FOU, Alessandro Raina

Amor Fou - foto Jacopo Farina

I Moralisti è stato un “caso”, ma La Stagione Del Cannibale era già un gran disco. Gli Amor Fou di Alessandro Raina, Leziero Rescigno, Giuliano Dottori e Paolo Perego si presentano al terzo album ancora in fase di crescita e rinnovamento, nonostante la loro “voce” l’abbiano già trovata. Di seguito due chiacchiere con Alessandro.

Ti seguo dagli inizi su Homesleep con La Stagione Del Cannibale. Tra cambi di formazione e assestamenti sonori, ti va di narrarci l’evoluzione degli Amor Fou sino ad oggi?

Alessandro Raina: Due dischi, La Stagione Del Cannibale, appunto, un migliaio di copie vendute, e I Moralisti, per Emi, quasi cinquemila. Molte interviste con risposte troppo lunghe e tantissimi concerti con momenti di libidine negli strumentali, ma meno gente di quanta sperassimo. Alcuni video con poche visualizzazioni su YouTube.
Oggi: un po’ più di esperienza e leggerezza nel fare le cose e, per quanto mi riguarda, un disco dove finalmente il numero delle idee supera quello delle pippe.

E ora, tutto il progetto è diventato quindi quello che desideravi fosse?

Se fosse diventato quello che speravo, probabilmente smetterei. Diciamo che siamo sulla strada buona, forse. Ma se stai pensando a un genere o a uno stile, ti dico di no. Continueremo a fare quello che ci gira in un dato momento, le “sragionate” per dargli un senso positivo o negativo le lasciamo ai giornalisti.

È evidente la necessità di riferirti spesso alla condizione socio-politica italiana.

Può risultare molto peso, ma anche assolutamente pop. Pensa ai Blur o ai Cani. Credo che solo chi vive su un’isola deserta o sotto una campana di vetro possa permettersi di ignorare quello che succede nel mondo. Anzi, credo che le wi-fi esistano anche lì. Magari il disimpegno ti stressa meno, ma non fa per me.

Tornando un attimo al passato, com’è nata la splendida “Filemone E Bauci” e come mai scegliere proprio quel riferimento alla mitologia greca?

È nata una vigilia di Natale a casa dei miei, riflettendo sui mille casini nei rapporti genitori/figli. Ma non parla della mia famiglia in modo specifico. Il riferimento mitologico è una chiara prova che ho fatto il classico.

Come hai/avete gestito la “crescita d’importanza” del gruppo dall’ep sino alla (ri)pubblicazione a sorpresa de I Moralisti su major?

I Moralisti non è stato ripubblicato, in realtà. Doveva uscire per La Tempesta, era anche stato recensito con La Tempesta come label indicata. Poi è arrivata un’offerta della Emi che ci permetteva di ripagare i notevoli costi del disco in modo più agevole e abbiamo deciso – ingenui e mal consigliati – di accettarla. Pensando, da veri babbi, dicessero davvero quando ci delineavano idee e sforzi promozionali. Non ho problemi a dire che è stata la piú grande cazzata che abbia mai fatto in vita mia.

Al centro della tua scrittura, così come delle tue incursioni nei vari social network, sembra esserci sempre un’immensa voglia di sapere dettata da un’innata curiosità.

Penso sarebbe assurdo il contrario. Uno che scrive canzoni e non è curioso, probabilmente alla lunga fa dischi di merda. E anche alla corta. Mi viene un po’ da ridere quando leggo che questo è il nostro disco “sui social network”. Come se prima ci esprimessimo solo con le lettere a mano e la ceralacca. Questo disco parla di storie contemporanee, per cui capita di citare anche i social, tutto qui. Ci sono centinaia di altre cose dentro, anche gli sms. E avendo scritto molti testi sul telefono direi che è il disco dei cellulari.

Amor Fou - Alì video still

Come mai la scelta di suoni 80’s (più “tastierosi” e dance o anche dark) così come determinati riferimenti? Ascoltando “Padre Davvero” mi viene in mente l’ultimo Battisti…

C’era la volontà di fare un disco attuale, paradossalmente. Ma ovviamente, per alcuni nostri connazionali, se i Drums copiano gli Smiths è figo, mentre se lo facciamo noi siamo ridicoli e posticci. Invece quando copiavamo Tenco eravamo fighi perché Tenco è unhip e ti rende nobile a prescindere, anche se fai canzoni spaccapalle. Il dark è nel genoma musicale di Leziero, che ha scoperto la new wave in ”tempo reale” e ha riversato tutto in questa nuova esperienza. Forse questa oscurità è l’unico elemento che a posteriori avrei cercato di evitare maggiormente, ma forse è intrinseca al nostro suono. Boh. Il Battisti panelliano era fra le poche cose italiane a cui potessimo ispirarci per fare un disco così.

Come mai, in certi casi, la scelta di utilizzare cori di voci bianche?

Per vedere che effetto faceva. A noi e a loro.

In che modo ha influenzato il tutto il tuo viaggio in Africa?

Molto meno di quanto si pensi. Il viaggio riguarda la mia vita. Non sono così egocentrico da far ruotare la musica della mia band attorno alle mete delle mie vacanze. Mi sentirei come quelli che postano su Facebook orrende foto fatte a Sharm o a Gallipoli. Volevamo da tempo inserire elementi afrobeat nella nostra musica, non abbiamo certo scoperto Fela Kuti un anno fa (il nostro bassista sì), ma non ce n’era mai stata occasione.

Ci parli della collaborazione con Sterven Jonger e della presenza di Davide Autelitano e Alessandro Baronciani?

Avevamo bisogno di una rivoluzione e Sterven ce l’ha venduta. Divi e Ale sono grandissime persone, due voci per me importanti e davvero molto incisive. È un grande privilegio averli sul disco. Avrei voluto conoscerli prima.

Pezzi a cui tieni particolarmente e che vorresti “arrivassero” sino in fondo? A proposito, “Goodbye Lenin” ha legami con il film? 

“Goodbye Lenin” la skippo ed é l’unico titolo/brano che mi sono pentito di aver inserito. Il pezzo a cui sono più legato è “Vero” e sono contento che al momento sembri quello più apprezzato, anche se mi vengono le ragadi quando sento dire che, per via del registro baritonale, è un brano baustelliano. Non perché non ami i Baustelle, ma per il degrado raggiunto nell’incapacità diffusa di identificare i riferimenti musicali di un gruppo e, contestualmente, nel non saper evitare di scrivere stronzate volendo a tutti i costi “decostruire” una canzone.

In che modo l’artwork si rapporta al disco? Chi l’ha ideato e realizzato?

È opera della mente criminale di Sterven. Come i video e tutto il resto o quasi che uscirà a supporto di questo disco.