AMERICAN HERITAGE, Sedentary

Sedentary

Già conosciuta grazie ai Pigs (side-project di Dave Curran degli Unsane) e ai Sofy Major (band di casa), la Solar Flare torna con un quartetto proveniente da Chicago, ai tempi delle registrazioni sprovvisto di un bassista e quindi costretto a servirsi di vari guest, tra i quali pure Bill Kelliher dei Mastodon, che regala alla band anche un assolo di chitarra. Altre presenze speciali sono quelle di Rafa Martinez dei Black Cobra e di Sanford Parker (Buried At Sea e Minsk), a completare una squadra di amici intervenuti  a dar man forte a chi, in realtà, sembra perfettamente in grado di reggersi sulle proprie gambe, grazie a un post-metal dal chiaro retrogusto hardcore e a più di una digressione in campo noise. La miscela funziona e non fa rimpiangere il tempo perso, si sentono forti echi del classico blend made in Georgia e la botta che arriva all’ascoltatore ricorda da vicino i gruppi d’origine dei vari ospiti, coi quali si stabilisce un fil rouge fatto di unità d’intenti piuttosto che di mera sudditanza. Gli American Heritage, infatti, dimostrano un tiro personale e non di rado riescono persino a guardare dritti negli occhi i propri amici/rivali, ad esempio nell’ottima “Vessels/Vassals”, uno dei picchi dell’album. Ancor più diretta e coinvolgente nel suo incedere anthemico appare la successiva “Fetal Attraction”, il brano in cui fa la comparsa Bill Kelliher e con cui, per certo, si incendierà il pit  durante i live della band. Del resto, la vera qualità di Sedentary sta proprio in una scrittura capace di coinvolgere e trascinare senza doversi porre troppi quesiti sull’originalità o meno del menù, non tanto perché questa conti poco, quanto per la mole di energia che trabocca da ogni singolo solco del disco. Toccherà in futuro fare i conti con un genere che rischia l’inflazione e con un linguaggio che deve per forza di cose trovare una propria cifra inconfondibile, ma sono dettagli di cui, appunto, ci si occuperà al momento di scrivere un nuovo album, per ora è festa grossa.