Agusta Lecetta, 1926

Agusta

Nel catalogo Voluntary Whores troviamo sia i grandi nomi come Brume, sia quelli misteriosi come Christine Nogociella. Nel suo girovagare tra web, fiere e bancarelle alla ricerca di nuove e malate sonorità, Turgut Kocer (il titolare dell’etichetta) – in un imprecisato paesino della Toscana – inciampa in un anonimo cdr. Valutandone le potenzialità, la malvagità e la malattia, decide di pubblicarlo con il nome di Agusta Lecetta, 1926 (titolo che, ahimè, non riesco a decifrare). Stiamo cercando l’autore della traccia, tuttora sconosciuto.

Cassetta limitata a solo 34 copie dall’artwork “intrigante”: quattro schizzi di sangue – in realtà vernice rossa – fuoriescono dal nastro magnetico e c’è anche un pezzetto di garza da utilizzare come provvisorio e inutile tampone. In allegato – giuro, ancora non è stato testato – persino una minuscola pozione di veleno, nel caso in cui vi venisse voglia di suicidarvi per il troppo dolore.
Trenta minuti scarsi di puro terrore sonico che sembra provenire da una casa abbandonata o, meglio ancora, dalla necropoli etrusca di Volterra. Field-recordings metallici che squarciano ripetutamente il corposo sottofondo drone, perfetto legante tra la violenza psichica/fisica e un sanguinolento rituale d’esorcismo. Rumori di bastonate, bottiglie in frantumi, porte che sbattono e crocifissi che prendono fuoco spontaneamente, strangolamenti che si associano a urla strazianti mentre fiamme ossidriche tentano di estirpare il demone, insomma: poco caos, piuttosto una tortura controllata ad hoc. Certo, non vedrete sgorgare sangue da nessuna delle profonde ferite – alcune anche autoinflitte – però potrete sempre immaginarlo, perché tutto sembra maledettamente reale. Personalmente non provavo sensazioni simili da quando nel mio stereo entrò il “Mort Aux Vaches” aka “Le Sang Est Le Mur De L’Etoile” dei francesi Etant Donnés.

La registrazione è stata suddivisa in due parti – una per lato – che ne condizionano purtroppo l’ascolto, poiché, per un istante, si perde la continuità della tortura. È comunque un dettaglio irrilevante. Forse si poteva usare un nastro di durata doppia, mettendo nel lato opposto la traccia registrata/suonata al rovescio, dando il senso di qualcosa di ancor più diabolico: chissà, magari è nascosto un messaggio subliminale di Satana in persona. Un consiglio e un appello: se il satanismo di Nogociella vi ha impressionato, allora questo disco non dovete ascoltarlo, se, invece, il misterioso autore ci legge e si riconosce in queste sonorità, bene, si faccia avanti, mostrando però le prove certificate.